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Constant de Rebecque, Henri-Benjamin.

Scrittore, polemista e oratore francese. Soggiornò a Oxford (1780), Erlangen (1782) e Edimburgo (1783-1784), dove non seguì corsi regolari, ma si formò una vasta e disordinata cultura. Dopo una giovinezza inquieta e il fallimento del matrimonio con W. von Cramm, la sua vita fu segnata dall'incontro con Madame de Charrière e soprattutto con Madame de Staël, conosciuta nel 1794 a Losanna. Nel 1795 si trasferì con lei a Parigi, dove entrò nel gruppo dei philosophes e scrisse una serie di pamphlet, nei quali all'impegno letterario C. associò anche quello politico, e che riscossero ampio successo: Della forza del governo attuale (1795), Degli effetti del Terrore (1797), Delle reazioni politiche (1797). Sostenitore delle idee rivoluzionarie, ma con taglio moderato e liberale, C. auspicò un Governo forte ma rispettoso della persona, quindi non oppressivo nei confronti della libertà individuale. Nel 1799 partecipò al colpo di Stato del 18 brumaio ed entrò nel Tribunato; attiratosi le ostilità di Napoleone, al quale si era opposto, venne coinvolto nell'epurazione del 1802 e costretto all'esilio: si recò insieme a Madame de Staël in Italia e in Germania. Qui ebbe modo di avvicinarsi al Romanticismo e di conoscere Goethe e Schiller, del quale tradusse il Wallenstein. Tra il 1811 e il 1814 riprese il progetto di una vasta opera sulle religioni (ne pubblicò in seguito tre tomi: Della religione considerata nella sua origine e nella sua evoluzione, 1824-27). Tornato a Parigi in seguito al crollo del regime napoleonico, si riconciliò con Bonaparte al suo ritorno dall'esilio dell'Elba collaborando, durante il Governo dei Cento giorni, alla redazione dell'Atto costituzionale. Dopo la Restaurazione, si oppose sia a Luigi XVIII che a Carlo X, segnalandosi come uno dei più decisi sostenitori delle dottrine liberali repubblicane; la pubblicazione del Corso di politica costituzionale (1818-20) rappresentò un tentativo di sviluppare il concetto di libertà, interpretato come dialettica di pensiero e azione. Sostenitore nel 1830 della Rivoluzione, appoggiò Luigi Filippo che lo nominò presidente di una sezione del Consiglio di Stato. C. scrisse numerose opere letterarie, senza tuttavia pubblicarne alcuna in vita. Postumi uscirono I Diari intimi (1852), Il quaderno rosso (1907), Cécile (1951), tutti di estrema importanza per la fine analisi introspettiva di schietto sapore romantico. Il capolavoro letterario di C. resta tuttavia il romanzo Adolphe (1807), pubblicato a Londra solo nel 1816. Romanzo psicologico, di materia autobiografica, si sofferma in particolare sulla vicenda sentimentale, drammatica e inquieta, che legò l'autore a M.me de Staël. Fra gli altri scritti di C. di argomento politico si ricordano: Dello spirito di conquista e di usurpazione (1814), Principi di politica applicabili a tutti i governi (1815), Della libertà degli antichi confrontata con quella dei moderni (1819), Discorsi alla Camera dei deputati (1827-28), Miscellanea di letteratura e di politica (1829) (Losanna 1767 - Parigi 1830).